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Assoedilizia: Imu, una lezione di rigore di cui non si sentiva il bisogno

agosto 28, 2012 • Affitto, Attualità, Casa, Economia, Ici, Problema abitativo, Proprietari, Società, Tasse

«La manovra fiscale, varata dal Governo nel settore immobiliare, ha prodotto effetti fortemente depressivi, non solo e non tanto per l’incidenza del carico tributario immediato.» Lo ha dichiarato Achille Colombo Clerici, il presidente di Assoedilizia.

«L’Imu prima-casa – prosegue Achille Colombo Clerici – rappresenta il pagamento di servizi erogati dai comuni e non è tale, con opportuni correttivi di carattere soggettivo, da incidere, nella stragrande maggioranza dei casi, in modo troppo oneroso nei bilanci delle famiglie. Stesso discorso per le seconde case a disposizione, eccezion fatta per quelle concesse in comodato ai figli residenti, cui dovrebbe esser riservato il trattamento prima-casa. È nel campo della locazione che l’Imu, nella forma in cui è stata introdotta in via sperimentale e anticipata e combinata con la riduzione della deduzione forfetaria per spese manutentive, può generare squilibri connessi al venir meno della competitività sul piano economico di questo tipo di investimento».

«Il vero effetto negativo e depressivo è dovuto al fatto di avere, con una serie di misure alcune delle quali ‘a futura operatività’, creato negli italiani l’impressione di un pregiudizio negativo del Governo verso l’investimento immobiliare e la conseguente psicosi del ‘tiriamo i remi in barca’. Che bisogno c’era”, si è domandato il dirigente dell’associazione milanese dei proprietari di immobili, «nel momento in cui si introduceva un sensibile inasprimento della pressione fiscale sugli immobili per produrre un gettito tributario immediato, varando peraltro dei coefficienti moltiplicatori delle rendite catastali tali da elevare provvisoriamente in modo sensibile le basi imponibili, di approvare in modo generico una riforma catastale che, per ben che vada, produrrà i suoi effetti fra cinque o sei anni?»

Secondo Colombo Clerici, «questa riforma si innesta su un sistema di tassazione sperequato e iniquo poggiante su aliquote dilatate. Sicché la sua attuazione in tali condizioni porterebbe a un carico tributario da vera e propria espropriazione: tanto da indurre qualcuno addirittura a “promettere” che, una volta entrata in vigore la riforma, saranno abbassate le aliquote delle diverse imposte. Ma queste promesse a futura memoria sono il riconoscimento della consapevolezza che ci si sta muovendo male e generano allarme, proprio perché non si è mai dato, nella storia della nostra fiscalità, un processo di revisione sostanziale in melius».

«È essenziale dunque», ha concluso il presidente di Assoedilizia, «dar corso prima alla riforma della fiscalità immobiliare e solo poi a quella catastale, e non viceversa. Che bisogno c’era, ripetiamo, di far vedere che si è inflessibili e che la stretta fiscale per gli immobili è definitiva e senza scampo? E che senso ha l’aver innescato un processo di devalorizzazione di tutto l’investimento immobiliare, con conseguente impoverimento oggettivo del paese? Forse si credeva di potersi limitare a dare una ‘lezione di rigore’ per il futuro, senza purtroppo immaginare le ripercussioni che ciò avrebbe provocato su tutto l’assetto degli investimenti precostituiti. È urgente dunque che il Governo recuperi su questo fronte, modificando la rotta, se vuole che il futuro non ci presenti situazioni di tracollo».

Fonte: attico

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