”Tornare all’Imu originaria e salvare la locazione. Per gli immobili in affitto gravosi gli acconti Imu, con aumenti fino al 2.330%”, commenta Sforza Fogliani, Presidente Confedilizia.
Rispetto all’Ici, e solo per l’acconto, gli aumenti di imposta sono del 300, del 500 fino, in un caso, al 2.330 per cento. Questo quanto emerge da un confronto, operato dall’Ufficio Studi della Confedilizia, fra l’acconto dovuto ai fini Ici e ai fini Imu per gli immobili locati, prendendo ad esempio un immobile medio situato nei capoluoghi di Regione.
Il confronto riguarda solo l’acconto ed è stato quindi realizzato utilizzando, per l’Ici, l’aliquota applicabile nel 2011, nei singoli Comuni, agli immobili locati con contratti “liberi” (4+4) e con contratti “concordati” (a canone calmierato) e, per l’Imu, l’aliquota di base prevista dalla legge, pari al 7,6 per mille. E’ quindi evidente che gli aumenti che si determinano in sede di acconto saranno ancora più rilevanti al momento del saldo qualora le amministrazioni comunali deliberino – come in alcuni casi è già avvenuto – aliquote superiori al 7,6 per mille, fino alla misura massima del 10,6 per mille.
Anche solo il confronto tra gli acconti, secondo il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, indica che l’imposta va assolutamente ripensata, e al più presto. Il rimedio immediato è quello di abbandonare l’Imu sperimentale introdotta nello scorso dicembre e tornare all’Imu originaria. Solo in tal modo si può salvare anche la locazione dalla fine alla quale viene condannata dall’aggravio di quest’anno, assolutamente incompatibile con la minima redditività degli immobili in locazione.
Fonte: attico