
Scadenza prevista per il 30 aprile 2014 e tutti gli stati membri dovranno aver adottato una strategia di lungo termine in tema di investimentio per la ristrutturazione di edifici commerciali e residenziali, tanto pubblici quanto privati, come stabilito dalla direttiva europea 27/2012.
La Spagna ha giá disegnato il suo piano nazionale, e diventa fonte di ispirazione per l’Italia. Ne ha parlato Peter Sweatman, fondatore di Climate Strategy & Partners, durante la fiera del real estate, Eire, che si è tenuta i primi giorni di giugno a Milano.
Peter Sweatman é stato invitato dal Green Building Council, che promuove da anni la certificazione Leed per i green building sul territorio, e ha raccontato come il piano abbia richiesto molto tempo per l’individuazione delle metodologie di intervento. Un team formato da diversi agenti e advisor di peso internazionale ha definito gli obiettivi:
- adeguare l’housing agli standard,
- ridurre i costi e l’impatto ambientale,
- creare nuovi posti di lavoro.
Concentradosi poi nei 3 segmenti: rurale, di provincia e di cittá.
A partire da tali dati é stato progettato un piano che tenesse in conto la prioritá di determinati interventi, lo stato di manutenzione, le caratteristiche fisiche e architettoniche dell’edificio e le condizioni socioeconomiche di partenza.
Sostiene Sweatman che ogni anno tale piano viene migliorato grazie al calcolo degli effetti delle riqualificazioni edilizie, in base al variare del costo dell’energia, oppure all’aumento dei costi di intervento, dando cosí certezze alla finanza di lungo termine che deve investire. Stanno ora nel mirino 25 milioni di edifici residenziali dei quali il 74% costruiti prima del 2001 e di cui 10 milioni sono prime case.
Entro il 2020 il progetto spagnolo prevede di abbattere i costi energetici del 24 % per un totale di 64 miliardi di investimenti. Come dichiara Sweatman “ogni euro investito dal pubblico porterà a 3 euro di risparmi, poi il rapporto salirà a un quattro euro ogni euro investito. La prima fase di lancio del piano ha bisogno del sostegno finanziario dei fondi europei 2014-2020, poi diventerà un mercato in grado di auto-regolarsi”.
Tuttavia ancora si fatica a pensare che in Italia possa venir varato un piano efficace che favorisca le ristrutturazioni e che possa guidare investimenti di privati, industria e istituzioni. “Quello che ancora manca in Italia” come indica Paolo Crisafi, direttore generale di Assoimmobiliare, “sono degli strumenti di certificazione dei progetti”.
Si promuove pertanto l’adozione di sistemi di certificazione internazionali, come ad esempio il protocollo Leed, che ad oggi é il piú diffuso. Come afferma Luca Dondi di Nomisma prima di tutto é necessario avere un quadro generale della situazione e informazioni precise sul patrimonio immobiliare italiano, ancor oggi troppo eterogenee e parcellizzate.
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Fonte: ilsole24ore