
“Quando incrociano un vicino evitano lo sguardo ed in ascensore non si rivolgono parola.” Ecco quanto emerso da una ricerca condotta da Nescafé che fa riflettere sulla situazione e l’atmosfera che si respira nei condomini italiani.
La metodologia utilizzata, WOA (Web Opinion Analysis), ha visto partecipi 1.800 italiani, uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Il monitoraggio è avvenuto online sui principali social network, blog e forum per cercare di intendere in quale maniera si sono evoluti (o meno) nel corso del tempo i rapporti con il vicinato. Matteo Cattaneo, Marketing Manager di NESCAFÉ spiega:
L’esperimento sociale The Nextdoor Hello è nato grazie all’individuazione di un fenomeno sempre più forte nelle città italiane, ovvero la crescente difficoltà delle persone di comunicare con i propri vicini di casa. L’obiettivo che abbiamo raggiunto è stato quello di dimostrare empiricamente, attraverso un concreto esperimento “sul campo” raccontato da un video, che è possibile ridurre le distanze venutesi a creare tra dirimpettai anche con un semplice gesto, come offrire una tazza di caffè”.
Frenesia, timidezza e timore di essere invadenti
Se negli anni ’50 era tipico condividere la quotidianità nel pianerottolo, il 2000 è l’ era dell’asocialità condominiale in cui non si è interessati nemmeno a sapere il nome delle persone che vivono nella porta accanto. Abitudine soprattutto del Nord Italia dove incidono la frenesia della routine quotidiana (73%), il poco tempo per socializzare (68%), la mescolanza di etnie e differenze regionali. Tra le altre motivazioni, date dagli intervistati, a proposito di questo disinteresse verso i vicini c’è la diffidenza data dalla paura della criminalità e dal terrorismo diffusa dai media (39%), dalla sensazione di venire ignorato dal vicino o di sembrare invadente. Il 20% semplicemente, incolpa la sua timidezza.
«Gli impegni lavorativi possono far vivere la propria abitazione soprattutto come luogo di riposo e rifugio proprio perché l’attività sociale viene già coltivata in altri ambienti, come il luogo di lavoro ad esempio. Di conseguenza quando si è a casa, si cerca anzitutto un nido in cui vivere la privacy, la riservatezza e il riposo. In secondo luogo, nella società sta aumentando la mobilità e diminuisce il senso di attaccamento al luogo e anche al vicinato».
Ha spiegato il dott. Marco Costa, professore del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Bologna.
Quali sono i modi per scampare al contatto con i vicini anche quando è inevitabile?
Il 79% degli italiani, semplicemente fa finta di niente e guarda in basso, magari cercando di apparire indaffarato al cellulare. Gettonatissime le classiche scuse “Sono in ritardo” (64%) e “Devo proprio andare” (68%). Se l’ascensore è occupato da vicini il 45% degli italiani opta per le scale, ma prima di uscire dalla porta si assicura che non ci sia nessuno nei paraggi.
Il vicino asociale è uomo, tra i 31 ed i 50 anni, ed abita in una grande città del nord, come Milano, Torino, Venezia o Bologna.
Avvocati, impiegati e liberi professionisti
Queste le categorie che risultano essere le più asociali, insieme a manager e banchieri. “Per abbattere questi muri – ci informa Marco Costa, del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna – basta creare attività comuni come pulizia dei luoghi condivisi o feste di condominio. Piccoli gesti come l’offrire un caffè o del cibo permettono d’incontrare gli altri senza la preoccupazione di dover interagire in modo personale, mitigando l’ansia di un contatto”.
Voi cosa ne pensate? Sapete i nomni dei vostri vicini?